TPI, OVVERO TRIBUNALE PENALE FALLIMENTAREQualche settimana fa il Procuratore del Tribunale Penale Internazionale (International Criminal Court), l'argentino Luis Moreno Ocampo, ha scosso le diplomazie occidentali annunciando che chiederà l'incriminazione del leader sudanese al-Bechir per genocidio. Ocampo ha scosso anche i giuristi, ai quali la sua uscita è apparsa strana per diversi e fondati motivi. Molti media e molti commentatori sono corsi avanti, parlando dell'incriminazione come già avvenuta, ma Ocampo l'ha solo annunciata e, secondo gli esperti in procedure dell'ICC, ci vorranno alcuni mesi, sempre che l'accusa alla fine sia formalizzata veramente. Nel caso, nella sua qualità di Procuratore, Ocampo propone un'accusa, ma non è per niente scontato che questa sia poi accolta e che ne scaturisca un processo.
Che poi a sua volta è sempre di esito incerto. Questo per misurare la distanza da certi commenti che davano per imminente o già attivo un mandato d'arresto per il leader sudanese. Anche in questi giorni i telegiornali italiani parlano del presidente sudanese “incriminato”. Sabino Cassese, autorevole esperto di diritto internazionale, ha fatto notare che un'accusa del genere non dovrebbe essere annunciata con largo anticipo, converrebbe mantenere il tutto segreto, anche il mandato di cattura, altrimenti risulta ovvio che il colpevole ha tutto il tempo per regolarsi e sfuggire alla giustizia internazionale. Cassese inoltre sottolinea che anche il reato chiamato in causa, cioè il genocidio, è difficilmente ipotizzabile nel caso del Sudan. Un'accusa del genere in realtà spiana la strada all'assoluzione del presidente sudanese, non si capisce il senso di incriminare solo il capo dello stato sudanese e non si capisce la forzatura.Molte altre voci si sono levate contro l'annuncio di Ocampo, dall'Unione Africana alla Lega Araba è stato tutto un alzare muri e giudicarne negativamente l'uscita. Restano da capire i motivi di una mossa che ai più è parsa avventata, oltre che poco fondata. Molti infatti hanno pensato con terrore al vuoto di potere che si potrebbe aprire a Kharthoum e alle sorti dei colloqui di pace per il Darfur.
Più d'uno ha sottolineato che l'ICC dovrebbe quantomeno interessarsi anche ai crimini dei ribelli darfurini, freschi di strage di soldati ONU, ma questo è un dettaglio. Un esempio eclatante dell'asimmetria dei fan del Darfur? Basta dire che Mia Farrow (che è anche Ambasciatrice Unicef) ha liquidato la recente strage di soldati dell'ONU dicendo che l'azione dei ribelli del JEM (Justice Equality Movement, movimento islamista che rifiuta i colloqui di pace) è stata un “errore”. Questo strabismo è molto diffuso tra i fan della war on terror, che sembrano rimasti a quando il regime sudanese era “nemico” e ospitava Bin Laden. Sul Darfur girano semplificazioni pericolosissime e la grancassa sembra primariamente servire ad occultare le stragi e i milioni di profughi che attraversano il Ciad in fuga dal regime ciadiano e da quello centrafricano. Due stragi più attuali di quella ormai trascorsa in Darfur e della stessa magnitudo, ma passate completamente sotto silenzio.Luis Moreno Ocampo non vive tempi sereni.
Designato senza concorrenza nel 2002 alla carica di Procuratore del TPI (da non confondere con quello che giudica i crimini nella ex-Jugoslavia), l'uomo si è rivelato poco adatto all'incarico e nelle ultime settimane è stato investito da uno scandalo. Uno dei suoi aiutanti lo ha accusato di condotta scorretta ai danni di una giornalista sudafricana, in quanto il procuratore avrebbe da questa preteso favori sessuali. Il reclamo presso la stessa ICC è stato giudicato dallo stesso Ocampo come infondato, poi lo stesso procuratore ha votato la punizione dell'impertinente signor Christian Palme. Palme però ha fatto ricorso all'ILO (International Labour Organization) che gli ha dato ragione. In seguito al giudizio un'altra istanza dell'Onu giudicherà il suo reclamo e lui sarà reintegrato nelle proprie funzioni e riceverà un risarcimento. Per Ocampo si annunciano tempi difficili, già diverse testate in diversi paesi avevano chiesto le sue dimissioni all'emergere della vicenda.Quello che si vorrebbe essere un tribunale universale non può certo appoggiare la propria azione su un giudice che non si astiene dal giudicare una causa nella quale è anche parte. Princìpi a parte, a molti sembra evidente che la gestione di Ocampo stia minando gli esordi dell'ICC. Fino ad oggi Ocampo si è occupato dei crimini commessi solo in quattro paesi, tutti africani. Con singolare scelta di campo fino ad oggi sono stati incriminati solo “criminali” invisi all'Occidente, ignorando le loro stesse controparti. Nel caso del Congo si è giunti all'incriminazione del leader dell'opposizione Bemba, per crimini commessi in Repubblica Centrafricana. Nessuna menzione dei crimini di Kabila, suo principale concorrente, anche nelle stragi. Nessuna menzione del dittatore centrafricano Bozizè (vincitore su Patassè all'epoca sostenuto da Bemba), recentemente causa della fuga di un milione di suoi compatrioti inseguiti dalle sue milizie e dei suoi mercenari.Il procedimento contro uno dei peggiori signori della guerra congolesi, si è invece arenato perché Ocampo non ha fornito il fascicolo alla sua difesa, facendo sorgere il dubbio che non sia in possesso delle prove vantate. Il procedimento è così abortito. In Uganda Ocampo ha messo sotto accusa Joseph Kony e il suo Esercito di Liberazione del Signore, di ispirazione cristiana. La mossa ha messo in pericolo i colloqui di pace con il dittatore ugandese Museveni, responsabile di stragi in Congo e Ruanda, ma anche qui l'asimmetria tra le parti in conflitto è più che evidente. Voci di corridoio danno per certa anche l'apertura di un procedimento contro la ribellione somala, ovviamente nemmeno in questo caso ci sarà nulla da eccepire sul comportamento dell'armata d'invasione etiope.Un interesse molto selettivo, se è vero che
Ocampo ha respinto oltre 240 richieste per procedimenti contro le truppe occidentali in Iraq e le ha ritenute tutte infondate o fuori dalla sua giurisdizione adducendo argomenti risibili e che fanno a pugni con la realtà. Basta segnalare la frase che chiude la saracinesca sulle indagini per i crimini in Iraq: “Le informazioni disponibili a quest'epoca sostengono basi ragionevoli per l'omicidio volontario e un numero limitato di vittime di trattamenti inumani, totalizzando nel complesso meno di venti persone”. Venti persone?In Iraq sono decedute oltre un milione di persone e sei milioni sono profughi, sono state impiegate armi chimiche e altre vietate, sono stati torturati e umiliati migliaia di prigionieri; ma Moreno Ocampo dice che le accuse riguardano solo una ventina di persone e che quindi, in Iraq non è successo niente di tutto quello che tutti hanno visto negli ultimi cinque anni. Si sono sbagliate le oltre 240 organizzazioni che hanno presentato denunce, ci siamo sbagliati tutti.Nemmeno in Birmania è successo niente, a confermare che il regime dei generali è molto più “amico” dell'Occidente di quanto non facciano intendere certi indignati a gettone. Non è successo niente neppure nelle altre feroci dittature africane o asiatiche che soggiogano interi popoli, evidentemente la dittatura birmana, quella etiope o quella uzbeka non sono nella sua personalissima lista dei cattivi. Il deposito da parte delle autorità del Ruanda di un dossier che accusa di partecipazione al genocidio (questo sì) ruandese, non ha strappato una sola parola al Procuratore.Basterebbe molto di meno per giudicarlo inadatto al ruolo, se non fosse che l'uomo sembra nella necessità di giocarsi il tutto per tutto. Con scarsissimo senso di responsabilità Ocampo ha rilasciato molte altre dichiarazioni strampalate, la più pericolosa delle quali è che le fonti delle sue accuse (quelle che non vuole mostrare) sono le ONG. Facile immaginare che con un simile viatico si metta in grave pericolo tutta la macchina internazionale “umanitaria”, rendendo ogni leader più che sospettoso verso questo genere d’interventi, con gravi danni per le popolazioni inermi.La notizia non è quindi l'accusa di genocidio rivolta verbalmente al leader sudanese, ma lo stato pietoso dell'ICC e l'urgenza di sostituire Ocampo, ormai completamente delegittimato nell'opinione internazionale. Un argomento che nessun organo d'informazione ha toccato nel nostro paese, dove si preferisce continuare a schierarsi per buoni e cattivi, ma resta fondamentale ove si sostenga l'utilità dell'esistenza dell'ICC. Risulta fin troppo evidente che il primo capitale di un'istituzione come l'ICC è la credibilità e che questa vada costruita rimuovendo al più presto Luis Moreno Ocampo e nominando al suo posto una personalità più credibile e responsabile.
Il giurista Italiano ha raggione ................................................azim