venerdì 4 settembre 2009
Sudan
03-09-09SUDAN: PRODI A KHARTOUM HA INCONTRATO PRESIDENTE EL-BASHIR(ASCA) - Roma, 3 set - Il presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, Romano Prodi, ha avuto un lungo incontro con il Presidente del Sudan, Omar el-Bashir, a Khartoum. ''Sono stato informato - ha detto l'ex presidente del Consiglio - sulla situazione in Sudan in termini di democrazia e pace. La conversazione con il Presidente el-Bashir e' stata approfondita e aperta, abbiamo discusso di questioni quali la preparazione delle elezioni politiche, il referendum per l'autodeterminazione del Sud Sudan, il mantenimento della pace e l'assistenza umanitaria in Darfur''.Prodi ha riferito poi di aver ''raccomandato che ulteriori miglioramenti devono essere compiuti a proposito della liberta' di stampa, sulla trasparenza delle elezioni e sulla sicurezza delle attivita' delle Ong in Darfur''. L'ex Premier e' poi decollato su un aereo delle Nazioni Unite alla volta di Juba (Sud Sudan), dove incontrera' il Presidente del Sud Sudan e Vicepresidente del governo di unita' nazionale, Salvo Kiir.com-lpe/mcc/lvبعد 24 ساعة فقط..حركات دارفور الموحدة: اندماجنا مزيف وتمّ تحت الضغط الليبيبعد 24 ساعة فقط من توقيع ست حركات دارفورية مسلحة ميثاق إعلان 'القوى الثورية لتحرير السودان'، الذي تم من خلاله اندماجها في كيان واحد جرى إعلانه في طرابلس أمس الأول، أعلن عدد من هذه الحركات أن التوقيع على ميثاق الكيان الجديد قد 'حدث تحت ضغط الدولة الليبية وضغط العقيد معمر القذافي الذي سعى إلى إعلان إنجاز مهم من العاصمة طرابلس أثناء الاحتفال بالعيد الـ40 لثورة الفاتح'.وكانت الحركات الدارفورية أعلنت اندماجها ووحدتها في العاصمة الليبية طرابلس استعدادا للتفاوض مع حكومة الخرطوم، ووقعت الحركات الست ميثاقا لكيان جديد باسم 'القوى الثورية لتحرير السودان' وكان ذلك بحضور الوسطاء وعدد من المسؤولين الليبيين.واعتبرت الحركات الست وهي حركة 'تحرير السودان - وحدة جوبا'، وحركة 'تحرير السودان - قيادة الوحدة '، وحركة 'تحرير السودان - القيادة الميدانية'، وجبهة 'القوى الثورية المتحدة'، وحركة 'تحرير السودان - الخط العام'، بالإضافة إلى حركة 'تحرير السودان - جناح خميس أبكر'، أن 'هذا الكيان وعاء سياسي ثوري جامع' أهم بنوده بحسب البيان الذي أصدره التنظيم هو 'إنهاء أيديولوجية المركز والتمركز الاستعماريين، ومحاكمة مجرمي جرائم الإبادة والحرب وفق القانون الدولي، وتكريس مبدأ الديموقراطية وواقع التعددية في السودان على الأرض واقعا وعملا، بالإضافة إلى إلغاء نتائج الإحصاء الحالي وقيام الانتخابات بعد حل أزمة دارفور، وإعادة الإحصاء بإشراف الأمم المتحدة'.ورغم إعلان هذه الحركات لهذه الوحدة الظاهرية التي وصفها أحد قياديي الحركات - طلب عدم ذكر اسمه - بـ'كذبة الوحدة تزامنا مع ثورة الفاتح'، معتبراً أنها 'لا تخدم سوى موقع متقدم للقذافي وللاتحاد الإفريقي وليس لها أي أساس في الأرض'.الجريدةUN says Darfur war is overPosted By THE ASSOCIATED PRESSPosted -59 sec agoThe outgoing UN peacekeeping chief in Sudan's Darfur region said the world should no longer consider the long-running conflict a war after a sharp decline in violence and deaths over the past year.Activists and Darfur residents disagree, and the comments by Rodolphe Adada heightened anxiety that there will be less international focus on resolving the root problems in the troubled region.UN peacekeepers have recorded a sharp decline in fatalities from violence. There were 16 deaths in June, compared to an average 130 deaths per month last year."We can no longer talk of a big conflict, of a war in Darfur," Adada told The Associated Press this week before stepping down as head of the joint United Nations-African Union peacekeeping mission in Darfur, or UNAMID."I think now everybody understands it. We can no longer speak of this issue. It is over," he said.
Questa notizie dico che stiamo dicendo una barziletta.............................Azim
giovedì 3 settembre 2009
Romano Prodi In Sudan
02-09-09
SUDAN: PRODI A KHARTOUM INCONTRA VERTICI GOVERNO UNITA' NAZIONALE
(ASCA) - Roma, 2 set - Romano Prodi e' arrivato ieri sera a Khartoum per una 'due giorni' di incontri, nella sua qualita' di presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, con i vertici del Governo di Unita' nazionale del Sudan.''Obiettivo - spiega una nota della Fondazione - e' uno scambio di idee sulla crescita del processo di pace nel Paese per possibili future iniziative. Degli incontri sono stati informati Onu, Unione Africana, Commissione Europea e Ministero degli Esteri Italiano''.com-lpe/mcc/ss
Grazie alla sua associazione sono stati costruiti ospedali in diversi Paesi in guerra
Milano ricorda Teresa Sarti Strada«Una grande anima non muore mai»
Fondò Emergency con il marito Gino. Milly Moratti: per me era una sorella. Don Rigoldi: lei le cose le faceva
NOTIZIE CORRELATE
«Secondo me, le grandi anime non muoiono mai, continuano a girare intorno a noi». È il pensiero laico di un prete: don Gino Rigoldi. Che l’ha conosciuta bene, che l’ha ammirata e che ieri è corso a Milano per confidare questo segreto alle orecchie del marito e alla figlia Cecilia. È morta a 63 anni, Teresa Sarti Strada, moglie di Gino, fondatrice e presidentessa di Emergency. La notizia l’ha data la stessa Emergency con un comunicato pieno di tenerezza e determinazione. Fino all’ultimo è stata lei a chiedere agli altri come stavano, se tutto procedeva per il verso giusto, se... se... se... Tante fotografie di Teresa e Gino. La cucina di via Bronzetti nei giorni di Natale del ’93, quando un chirurgo e un’insegnante fecero nascere Emergency per fornire cure mediche e chirurgiche alle vittime delle guerre. Con Gino in prima linea in Cambogia, a Battambang, nella valle del Panshir, in Sierra Leone. Con Teresa a gestire gli oltre 4000 volontari di Emergency. Due facce della stessa medaglia.
Il momento più bello? Lo racconta la stessa Teresa in un’intervista di cinque anni fa: «Un filmino. Bambini mutilati, vittime delle mine antiuomo nel Kurdistan. Tra loro c’era Soran con una gamba sola cercava di giocare a pallone come tutti i bambini del mondo. Nel filmato vedemmo Soran che si infilava la sua protesi e correva a giocare pallone. Questo è Emergency». Il momento più brutto e più triste. Quando Emergency lasciò l'Afghanistan dopo l’arresto di Rahmatullah Hanefi, il responsabile dell'ospedale di Emergency a Lashkargah. «Per me era una sorella - dice commossa Milly Moratti - Ha avuto il coraggio di sperare che la cosa più importante nella vita, fosse dare agli altri. Teresa ha dato la vita per gli altri». Parla di generosità, di spirito di sacrificio: «Ha sacrificato l’inizio della sua vita famigliare per venire incontro alle speranze di un medico che andava in giro per il mondo a curare le piaghe di chi soffriva. E le è venuta la pazza idea di fondare un’associazione così agile da poter restare nei paesi martoriati anche quando le guerre diventavano pericolose e gli altri se ne andavano».
Non ce la fa a parlare Don Virginio Colmegna, un sestese come loro. «Ho la commozione nel cuore. È una donna straordinaria. L’ho rivista pochi mesi fa, sempre con la sua dimensione di solidarietà, sfidando la fatica e il dolore. Da Teresa ho imparato molto dal suo non detto. Lei parlava facendo». La morte di Teresa fa il giro d’Italia in poche ore. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano invia un messaggio di cordoglio alla famiglia. Il sindaco Letizia Moratti: «Esprimo il mio cordoglio per la scomparsa di Teresa Strada, una donna che ha portato assistenza a chi soffre nelle realtà colpite dalle guerre e dalla povertà. Voglio manifestare la vicinanza e il cordoglio miei e di tutta Milano». Walter Veltroni: «È stata una donna coraggiosa e appassionata». Dario Franceschini: «Ha dedicato tutta la sua passione ad aiutare gli ultimi del mondo». Tutta l’Inter si stringe intorno a Gino Strada: «Oggi dire di lei 'è stata' è immensamente triste». Don Luigi Ciotti: «È stata una seminatrice di speranza». Massimo Cacciari: «È una perdita irreparabile». Un altro sestese, come l’ex presidente della Provincia Filippo Penati chiede che Sesto dedichi una via a Teresa. Scrive la Cgil, ma scrive anche l’Ugl.
Ieri, Don Rigoldi era vicino a Gino Strada. «A differenza di tanti forbiti oratori, lei le cose le faceva. Per lei 'diritti' significava un ospedale, una protesi, una cura più adeguata. Era un’eccezione straordinaria». Michele Mozzati, in arte Michele: «Teresa ha fatto tantissimo per Emergency, come Gino. Era una donna splendida, bellissima, solare, generosa, semplice, una compagna di vita che si è presa la parte più onerosa del viaggio». I funerali, probabilmente, si terranno sabato. Tanta gente, da tutt’Italia ha già deciso che verrà a salutarla. Serve spazio. Tanto spazio.
آخر تحديث: الاربعاء, 2 سبتمبر/ أيلول, 2009, 15:53 GMT
سولانا: على السودان ان يبقى موحدا
اعلن الممثل الاعلى للسياسة الخارجية للاتحاد الاوروبي خافيير سولانا انه يشجع بقاء السودان موحدا في اشارة الى الاستفتاء على الاستقلال المقرر في جنوب السودان عام 2011.
وقال سولانا في مؤتمر صحفي انه "من المهم جدا ان يبقى السودان موحدا"، مشيرا الى انه "ينظر الى الخارطة والى توزيع الثروة والى الوضع بمجمله، ولذلك هو يؤيد وحدة السودان".
وجاء كلام سولانا في المؤتمر الصحفي الذي عقده قبل مغادرته القاهرة، والتي كانت المحطة الاخيرة في جولة قام بها في الشرق الاوسط.
واجرى كبير الدبلوماسيين الاووروبيين محادثات في العاصمة المصرية مع الرئيس حسني مبارك ووزير خارجيته احمد ابو الغيط والامين العام للجامعة العربية عمرو موسى تركزت حسبما اشار على ما سماه "تنسيق الجهود" من اجل العمل على استئناف عملية السلام على هامش اجتماعات الجمعية العامة للامم المتحدة في نيويورك خلال النصف الثاني من سبتمبر/ ايلول الجاري.
رعاية امريكية
يذكر ان المسؤولين الشماليين والجنوبيين في السودان كانوا قد وقعوا في 19 اغسطس/ آب الماضي وبرعاية امريكية "خطة عمل" لتطبيق النقاط العالقة من اتفاق السلام الشامل للعام 2005 والذي انهي حربا اهلية دامت 21 عاما بين الشمال والجنوب.
ووافق الجانبان، وعلى الرغم من توتر علاقتهما، على اطار عمل لتسوية الملفات الدقيقة مثل ابريل/ نيسان 2010، وترسيم الحدود بين الشمال والجنوب وتقاسم السلطات واحياء فعال لجهود السلام في اقليم دارفور غربي البلاد.
الا ان الخطة المذكورة استبعدت نقطتين رئيسيتين هما تفاصيل الاستفتاء حول استقلال جنوب السودان والمقرر اجراؤه عام 2011 ونتائج الاحصاء الوطني التي ستستخدم خصوصا في تحديد الدوائر لانتخابات 2010.
وجاء في خطة العمل المتفق عليها ان هاتين النقطتين ستناقشان خلال لقاءات ستعقد خلال الشهر الجاري بين حزب المؤتمر الوطني الحاكم في السودان والحركة الشعبية لتحرير السودان وبحضور الموفد الامريكي الخاص بالسودان.
http://www.bbc.co.uk/arabic/middleeast/2009/09/090902_bk_sudan_referendum_solana.shtml
mercoledì 2 settembre 2009
Festival of Religion and International Law
» 2009-09-01 18:48
Festival Religion Today, 57 i Film
Da 14 a 24 ottobre a Trento, Roma, Bolzano, Bassano, Nomadelfia
(ANSA) - TRENTO, 1 SET -Sono 57 i film ammessi al 12/o Film Festival Religion Today dedicato al cinema religioso, dal 14 al 24 ottobre.Il Festival si distribuira' tra Trento, Roma, Bolzano, Bassano e Nomadelfia. La Commissione ha esaminato 168 lavori di 26 Paesi rappresentativi di diverse fedi.Fra gli Stati presenti Italia, Austria, Canada, India, Francia, Germania, Iran, Israele, Olanda, Polonia, Portogallo, GB, Russia, Serbia, Usa, Tunisia, Turchia, Spagna, Sudan.
International Law
Arbitrato: uno strumento su cui puntare
L’arbitrato può essere definito come quel procedimento stragiudiziale per la soluzione di controversie fondato sull’affidamento del caso a soggetti terzi rispetto la controversia competenti a decidere con lodo, sulla base di una clausola compromissoria o di compromesso arbitrale. In dottrina si individuano alcuni generali punti di forza del procedimento arbitrale rispetto a quello in tribunale, riconducibili ad alcune situazioni tipo: nel caso di controversia tra parti soggette a legislazioni statali diverse, se nel ricorso ai tribunali nazionali è insito il rischio di decisioni divergenti, nell’arbitrato si ha invece un unico procedimento basato su un’unica legge scelta dalle parti; nel primo caso è altrettanto presente il rischio di disequilibrio a favore della parte che agisce nel proprio Stato, mentre l’arbitrato offre almeno teoricamente ampie garanzie di neutralità. Inoltre, l’arbitrato può offrire maggiori capacità tecniche e si conclude di regola in tempi molto più rapidi, offre limitate possibilità di ricorso e garantisce la riservatezza di procedimento e lodo. Si tratta di vantaggi innegabilmente attraenti per due categorie di soggetti: da un lato, per tutti quei Paesi caratterizzati da poco sviluppati sistemi legislativi, come molti Stati africani; dall’altro, per tutti quegli operatori economici (multinazionali, grandi imprese) e non solo (organizzazioni non governative) che trovano nell’arbitrato uno strumento sicuramente più adatto alle loro esigenze.Assistiamo quindi in Africa, date le premesse, al crescente utilizzo dello strumento arbitrale, non solo relativamente a controversie commerciali o civili tra privati, ma anche con riferimento a questioni di maggiore delicatezza politica. Ne è esempio la recentissima pronuncia della Corte arbitrale permanente dell’Aja relativa alla definizione dei confini della regione petrolifera di Abyei in Sudan, al centro di una disputa che ha visto a lungo contrapposti il governo sudanese e l’Esercito sudanese di liberazione popolare. Nodo della questione il rigetto da parte del National Congress Party (NCP) del Presidente Omar al-Beshir del rapporto della Commissione confinaria di Abyei, creata dagli Accordi di pace globali tra Nord e Sud-Sudan del 2005, invece accettato dal Movimento per la liberazione popolare del Sudan. La regione è oggi indipendente dalle autorità politiche di Khartoum e di Juba, in attesa del referendum previsto per il 2011 in cui si deciderà per l’eventuale indipendenza. Data la centralità e rilevanza della questione, vero e proprio ostacolo alla piena realizzazione degli Accordi del 2005, l’iniziale stupore sollevato dalla scelta di affidare la risoluzione della controversia alla Corte arbitrale permanente dell’Aja è stato presto veicolato all’interno dell’attesa per la decisione finale, arrivata il 22 luglio. La conclusione dell’Aja è un compromesso che potrebbe concretamente allontanare il rischio di una involuzione della situazione, accolto positivamente (almeno per ora) sia dal governo sudanese che dal Movimento. La pronuncia riconosce in particolare l’appartenenza etnica del territorio Ngok Dinka al Sud-Sudan, mentre il confine orientale di Abyei dovrà essere arretrato rispetto alla posizione attuale, cedendo al Nord l’area petrolifera di Heglig. Circostanza quest’ultima che impone tuttavia di sottolineare come l’accordo, pur accettato da entrambe le parti, si fonda su fragili basi che potrebbero essere scosse dalle rimandate elezioni del 2010 e dal referendum del 2011.Numerosi sono gli attuali sforzi finalizzati allo sviluppo dei sistemi legislativi africani, passo necessario verso una crescita anche economica e politica del continente. Considerando il lato economico della questione, l’assenza di sistemi di tutela legale rappresenta un serio ostacolo allo sviluppo continentale, spesso non essendo o non sentendosi le imprese operanti in Africa sufficientemente tutelate. Tale assenza si traduce innanzitutto in perdita di investimenti e assenza di fiducia. Anche per questo motivo si assiste al generale ammodernamento e sviluppo delle legislazioni non solo nazionali, strettamente collegate alla volontà politica dei governi, ma anche regionali e in previsione continentali. L’arbitrato si inserisce in questo contesto con i suoi innegabili vantaggi in termini di internazionalità, rapidità, tecnicità, economicità e riservatezza del lodo. Si tratta di una via ancora poco intrapresa. Tuttavia, lodi rilevanti come quello di Abyei dimostrano chiaramente la flessibilità dello strumento e la sua capacità di trovare una soluzione anche in contesti particolarmente delicati e complessi dove si intrecciano interessi non solo economici ma anche politici di ampio respiro. Sarebbe quindi forse più utile guardare all’arbitrato come ad una preziosa risorsa su cui dover il prima possibile investire maggiormente.Massimo CorsiniPer ulteriori approfondimenti vedi: Center for African Law and Legislation Studies (CALLS)
Arbitrato: uno strumento su cui puntare – Cresce nel continente africano il ricorso allo strumento arbitrale per la risoluzione di controversie non solo economiche ma anche di particolare rilevanza politica. La recente pronuncia della Corte arbitrale permanente dell’Aja relativa alla ridefinizione dei confini della regione petrolifera di Abyei mostra chiaramente la flessibilità e i vantaggi che l’arbitrato può offrire in sostituzione delle corti nazionali…………………………………..Azim
lunedì 31 agosto 2009
Respingimenti!!!!
Meglio perche quando arrivano e chiedano asilo politico deventa per loro un calvario dormano fouri come Barnone e mangiano con la carita della chiesa catolica insoma governo assente in piu un altra cosa il comune di Milano ha cooperativa forza Lavoro e siliati lavorano 8 al gg.ore per800 euro e pagano 400 euro per il posto letto CHE SFRUTTAMENTO VERGONGATIVI........Azim
Sono un uomo nigeriano e una donna tanzaniana dipendenti civili della missione Onu-Unione Africana
MILANO - Nuovo rapimento in Darfur, il quarto nel giro di sei mesi. A Zalingei nella zona orientale della provincia Sudanese, all’alba sono stati portati via dalla loro abitazione un uomo nigeriano e una donna tanzaniana, dipendenti civili della missione congiunta Onu e Unione Africana. Ne la dato notizia il portavoce della missione, Noureddine Mezni, che non ha voluto confermare la nazionalità degli impiegati.
LA SITUAZIONE - Dopo sei anni di guerra feroce e qualcosa come 300 mila morti e tre milioni di rifugiati (per il governo i morti sono “solo” 10 mila), il Darfur sta diventando una nuova Somalia, una terra di nessuno dove scorazzano bande armate – molte delle quali filogovernative - che vedono negli stranieri - e qui ci sono soprattutto operatori umanitari – persone da rapire per poi chiedere un riscatto. I primi ad essere sequestrati a metà marzo, sono stati tre cooperanti di Medici Senza Frontiere: un italiano, una canadese e un francese. In aprile è stata la volta di due donne, una canadese e una francese di Action Medicale Internationale. Questi sono stati tutti rilasciati. In luglio nel nord Darfur sono state sequestrate un’irlandese e una ugandese. Due donne sparite. Voci che circolano nella regione dicono che siano diventate schiave (e mogli o concubine) dei capi della banda che le ha in mano. «Noi donne siamo le più vulnerabili – ha spiegato al Corriere una ragazza italiana che lavora in Darfur con un’agenzia umanitaria, contattata subito dopo il rapimento di questa mattina – e abbiamo paura. Non ci sentiamo difese. La situazione sta diventando sempre più tesa e difficile. Nessuno controlla nulla e i civili rischiano, come sempre in questi casi, più di tutti».
LA POSIZIONE DEL GOVERNO SUDANESE - Il rapimento di venerdì avviene a due giorni dalle sorprendenti dichiarazioni del generale Martin Luther Agwai, capo della missione congiunta Onu/Unione Africana, secondo cui in Darfur la guerra è finita: «Non ci sono più scontri tra ribelli e governativi – ha annunciato con grande enfasi – al massimo sono i banditi i soli che ormai scorrazzano nella regione». La dichiarazione ha provocato l’indignazione dei capi ribelli i quali parlano ancora di villaggi bruciati e di civili passati senza motivo apparente per le armi. «Non è affatto finita - gli ha risposto intervistato dal Corriere Esam Elag, portavoce di una delle fazioni del Sudan Liberation Army –. Il governo sudanese è ancora impegnato nel genocidio della gente darfuriana. Il problema è che la missione di pace è fallita per differenti e contrapposte opinioni sulla questione: l’Unione africana difende il presidente Omar Al Bashir, sulla cui testa pende un mandato d’arresto per crimini di guerra e contro l’umanità, spiccato dal tribunale internazionale delle Nazioni Unite». «Le bande di banditi – ha dichiarato Esam – sono organizzate dal governo per screditare la ribellione. Noi non sequestriamo nessuno. Come si fa a pensare che noi portiamo via gli operatori umanitari che stanno facendo un lavoro egregio per aiutare la nostra gente?»
Vergongativi BANDITI di quattro soldi ora anche rapiti le donne e per giunta Africani che sono per aiutarvi be non avete nessuno principi e solo banditi di quattro soldi e recordativi siamo a Ramadan.
domenica 30 agosto 2009
Furto del immigrati !!
IMMIGRATI: MANTOVANO, ITALIA NON PUO' RISOLVERE DA SOLA PROBLEMI RIFUGIATI, INTERVENGA UEPalermo, 29 ago.
(Adnkronos) - "Non si puo' immaginare che chi fugge dall'Eritrea o dal Sudan, o in altri paesi dove c'e' la guerra, possa vedere i propri problemi risolti solo dall'Italia. Il nostro paese la sua parte la sta recitando da anni, e' al primo posto in Europa per il numero di domande d'asilo". Lo ha detto il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, a Palermo per partecipare alla commemorazione dell'uccisione dell'imprenditore Libero Grassi, avvenuta il 29 agosto 1991."Adesso -ha aggiunto- deve pero' intervenire l'Europa. Chiediamo l'istituzione delle commissioni che in Libia esaminino le domande di chi chiede protezione e asilo con il concorso delle organizzazioni umanitarie, in particolare con l'Unhcr". Riferendosi alle dure critiche rivolte qualche giorno fa, sempre dal Palermo, dal leader del Pd Dario Franceschini al governo sugli immigrati, accusandolo di "scaricabarile", Mantovano ha detto: "I cinque sopravvissuti eritrei sono sopravvissuti perche' salvati dall'Italia a cui anche Franceschini, per il momento, appartiene dovrebbe essere onorato di questo".E ha aggiunto: "Il secondo dato e' che da quando sono state concordare con le autorita' libiche le misure di pattugliamento e di respingimenti c'e' stato il sostanziale azzeramento delle morti in mare. Prima di dare numeri, come nel caso degli eritrei, bisogna attendere l'esito dell'indagine giudiziaria". "C'e' anche il problema di dare seguito alle richieste di asilo politico a chi fugge e questo problema deve essere preso in carico dall'intera Europa e dalle comunita' internazionali", ha concluso.
Ora dopo domani varano la badanti - golf quando guadania il governo Italiano??? e quando guadaniano i scacali che firmano la domanda di assunzione ?? tutto sulla pelli del poveri Immigrati che
1- Governo Italiano guadania perche immigrato deve pagare 500 euro subito + varie carta bolati + 150 euro ogni tre mesi = 1800 euro nella casa del inmps !!
2- scacalli il badante o permesso arriva a costare anche 4000 euro per l'immigrato.
Italia si vergogna..............................................................Azim