venerdì 30 maggio 2008
Sudan; Leader sud: Khartoum pensa a "soluzione finale" ad Abyei
Ex-ribelli Splm: "Siamo sull'orlo di una guerra civile"
Khartoum, 27 mag. (Apcom) - Il Segretario generale del principale partito del Sud Sudan, Pagan Amum, accusa il governo di Khartoum di essere come il regime nazista e di aver avviato una "pulizia etnica" nella regione strategica di Abyei. Una situazione che ha portato il Paese "sull'orlo di una guerra civile".
Nelle scorse settimane sono ripresi nella regione di Abyei i peggiori scontri degli ultimi anni tra l'esercito sudanese e i miliziani del Movimento popolare di liberazione del Sudan (Splm), partito di governo del Sud Sudan. I giornalisti che hanno visitato Abyei venerdì scorso hanno riferito di una città devastata, dove le uniche persone che si incontrano per le strade sono soldati e gente che saccheggia. "Hanno commesso una grave pulizia etnica - accusa il numero due dell'Splm - hanno costretto alla fuga oltre 100.000 persone, hanno bruciato i loro villaggi, saccheggiato le loro proprietà. Tutto questo solo perchè sono dinka ngok".
Abyei si trova a nord della contestata linea di frontiera tra nord e sud del Sudan ed è al centro di uno scontro tra governo centrale di Khartoum e le autorità del Sud Sudan per la spartizione dei proventi del greggio, dopo l'accordo di pace del 2005 che ha posto fine a oltre 20 anni di guerra civile. La collocazione amministrativa della città sarà decisa nel 2011 con il referendum popolare previsto dall'accordo di pace. Nella regione è forte lo scontro anche di matrice etnica tra le tribù dinka, alleate del sud animista e cristiano, e i nomadi arabi. Amum accusa il partito di governo, il Congresso nazionale, di voler eliminare le tribù dinka dalla regione, per poter controllare le risorse petrolifere, dal valore di mezzo miliardo di dollari in petrolio. "Ci sono indicazioni chiare sul fatto che stanno pensando a una soluzione finale al problema di Abyei, uccidendo la gente e mandandoli via - ha proseguito - la soluzione finale, come quello che hanno fatto i nazisti con gli ebrei, trovando una soluzione per eliminarli".
Secondo l'Onu, sono circa 90.000 le persone sfollate a causa dei combattimenti, mentre il bilancio delle vittime è ancora dubbio. L'esercito sudanese ha riferito di 22 morti nelle sue file, mentre secondo fonti ospedaliere 134 combattenti del Sud Sudan sono rimasti feriti. Per Amum, i combattimenti di Abyei mettono in serio pericolo l'Accordo di pace globale (Cpa) del 2005, che ha messo fine a una guerra civile di 21 anni, costata la vita a 1,5 milioni di persone. Nel rispetto dell'accordo, il Presidente dell'Splm, Salva Kiir, è oggi Primo Vicepresidente del Sudan. "Vista l'attuale situazione, le due parti sono sull'orlo di una guerra civile. Il solo modo per evitarlo è smilitarizzare la regione, applicare il protocollo di Abyei" e fare un censimento della regione, in vista del referendum di autodeterminazione del 2011, ha aggiunto Amum. L'accordo di pace del 2005 riconosce uno statuto speciale alla regione, per i sei anni che precedono il referendum, ma fino ad oggi non è mai stata raggiunta un'intesa per una sua amministrazione congiunta. Per i leader del Sud Sudan e l'Onu, il problema di Abyei non può essere risolto fino a quando non ci sarà un'amministrazione congiunta.
"La vera minaccia è che il processo di pace nel suo insieme fallisca", ha ammonito il numero due dell'Splm, chiedendo un immediato intervento dell'Onu. Le forze armate "sudanesi si stanno rafforzando nella regione, ha aggiunto; "per avere la pace in questa regione, la migliore cosa da fare è ritirare le forze militari e dispiegare le forze dell'Onu". Proprio i continui rinvii nell'applicazione del protocollo di Abyei avevano portato lo scorso anno lo Splm a ritirarsi dal governo, ma questa volta, ha precisato Amum, il partito del Sud Sudan vuole invece rimanere nella compagine governativa per far sentire la propria voce. Da parte sua, il portavoce del governo, Rabbie Abdel Atti, ha espresso l'"impegno totale" di Khartoum a rispettare l'accordo di pace, accusando lo Splm di aver dato fuoco alle polveri nominando in maniera unilaterale il loro governatore di Abyei, Edward Lino. Proprio Lino ha accusato nei giorni scorsi l'esercito sudanese di "razzismo", perchè "sostiene i musulmani arabi contro gli altri". "L'esercito - aveva aggiunto - è diventato una forza al di sopra del governo, come succede in Turchia".
martedì 27 maggio 2008
Arresti sistematici
Sudan News
Sudan: i ribelli denunciano arresti arbitrari del governo
martedì 13 maggio 2008 Il capo dei ribelli del Darfur del Slm, Movimento per la liberazione del Sudan, Abdel Wahid Nur ammonisce le autorità sudanesi a mettere fine agli arresti arbitrari, quasi 300 finora, come riporta il quotidiano Al Hayat, nella capitale Khartoum eseguiti dallo scorso fine settimana, dopo l'attacco al governo sudanese da parte del Movimento per la Guistizia e l'Uguaglianza (Jem). La stessa Organizzazione per i diritti umani del Sudan ha accusato le forze di sicurezza di aver organizzato, come rappresaglia contro i darfuriani, una vera e propria campagna razzista su larga scala.
Secondo Nur l'attacco a Khartoum lanciato dal Jem è spiegato dall'atteggiamento discriminatorio del governo contro i cittadini, come africani del Darfur. "Il regime sudanese dovrebbe smettere di arrestare le persone in base al colore della loro pelle - ha dichiarato oggi Nur al Sudan Tribune - perchè questo aggraverà solo le ferite dei civili scappati dal Darfur e riparati a Khartoum per sfuggire alla repressione in atto, iniziata cinque anni fa".
Nel frattempo, il governo ha raddoppiato la taglia sul capo dei ribelli del Jem, Khalil Ibrahim, tenuto responsabile dell'attacco della scorsa settimana, portandola a 246 miloni di dollari per chiunque possa fornire informazioni utili per la sua cattura. Il leader del Movimento per la Giustizia e per l'Uguaglianza ha dichiarato, in un'intervista telefonica all'Associated Press, che continuerà a sostenere le sue truppe nella guerra contro il governo.
La televisione di Stato ha dichiarato che Ibrahim potrebbe trovarsi nel nord del Darfur in una zona desertica e ha fornito un numero di telefono per favorire ulteriormante i cittadini qualora fossero in possesso delle informazioni richieste per la cattura del leader ricercato. Ibrahim potrebbe trovarsi anche in Ciad dati i legami familiari tra il leader del Jem e la potente etnia Zaghawa, che ha base in Ciad.
A tal proposito, il presidente del Sudan, Omar al Bashir, ha minicciato il Ciad di rappresaglie in quanto sostenitore dei ribelli in Darfur. Ieri sera è stata annunciata la chiusura delle frontiere.
Questo è solo l'ultimo episodio del tristemente famoso conflitto in Darfur iniziato nel 2003 quando le tribù africane dei Fur, Zaghalit e Masalit hanno messo in atto una vera e propria rivoluzione contro il governo della capitale Khartoum per rivendicare una maggiore partecipazione all'amministrazione politica del paese e una più equa distribuzione della ricchezza per impiegarla nella regione povera e sottosviluppata e afflitta dall'avanzamento del deserto. Il governo ha risposto con bombardamenti aerei e con l'attacco dei miliziani janjeweed. Dal 2003 si contano per questo conflitto più di 300mila morti e 2,5 milioni di profughi.
Il Movimento per la liberazione del Sudan denuncia il governo di sterminio di massa, deportazione forzata, pulizia etnica contro il Darfur e chiedono il riconoscimento della multireligiosità, multietnicità e multiculturalità in Sudan, e garanzie per le libertà pubbliche e individuali, di culto e di espressione contro l'odio, il razzismo e la discriminazione. I ribelli di Nur annunciano il loro "pieno sostegno e appoggio al passo compiuto dal Jem nel suo confronto militare con il regime", come dichiarato in un comunicato stampa inviato ad Apcom precisando di aver messo "tutte le forze in stato di massima allerta per garantire loro ogni appoggio". "Portare la battaglia a Khartoum è una necessità assoluta per abbattere il regime militare e porre fine alle sofferenze degli emarginati, in particolare quelli del Darfur", prosegue la nota, "necessità di sviluppare nuove modalità di resistenza contro il regime, compiendo azioni che lo costringano a riconoscere i loro diritti". Il comunicato si conclude con un appello al popolo sudanese, perchè sostenga il Jem, e ai propri militanti perchè "offra le informazioni d'intelligence".
SERENA FERRETTI
Sudan: i ribelli denunciano arresti arbitrari del governo
martedì 13 maggio 2008 Il capo dei ribelli del Darfur del Slm, Movimento per la liberazione del Sudan, Abdel Wahid Nur ammonisce le autorità sudanesi a mettere fine agli arresti arbitrari, quasi 300 finora, come riporta il quotidiano Al Hayat, nella capitale Khartoum eseguiti dallo scorso fine settimana, dopo l'attacco al governo sudanese da parte del Movimento per la Guistizia e l'Uguaglianza (Jem). La stessa Organizzazione per i diritti umani del Sudan ha accusato le forze di sicurezza di aver organizzato, come rappresaglia contro i darfuriani, una vera e propria campagna razzista su larga scala.
Secondo Nur l'attacco a Khartoum lanciato dal Jem è spiegato dall'atteggiamento discriminatorio del governo contro i cittadini, come africani del Darfur. "Il regime sudanese dovrebbe smettere di arrestare le persone in base al colore della loro pelle - ha dichiarato oggi Nur al Sudan Tribune - perchè questo aggraverà solo le ferite dei civili scappati dal Darfur e riparati a Khartoum per sfuggire alla repressione in atto, iniziata cinque anni fa".
Nel frattempo, il governo ha raddoppiato la taglia sul capo dei ribelli del Jem, Khalil Ibrahim, tenuto responsabile dell'attacco della scorsa settimana, portandola a 246 miloni di dollari per chiunque possa fornire informazioni utili per la sua cattura. Il leader del Movimento per la Giustizia e per l'Uguaglianza ha dichiarato, in un'intervista telefonica all'Associated Press, che continuerà a sostenere le sue truppe nella guerra contro il governo.
La televisione di Stato ha dichiarato che Ibrahim potrebbe trovarsi nel nord del Darfur in una zona desertica e ha fornito un numero di telefono per favorire ulteriormante i cittadini qualora fossero in possesso delle informazioni richieste per la cattura del leader ricercato. Ibrahim potrebbe trovarsi anche in Ciad dati i legami familiari tra il leader del Jem e la potente etnia Zaghawa, che ha base in Ciad.
A tal proposito, il presidente del Sudan, Omar al Bashir, ha minicciato il Ciad di rappresaglie in quanto sostenitore dei ribelli in Darfur. Ieri sera è stata annunciata la chiusura delle frontiere.
Questo è solo l'ultimo episodio del tristemente famoso conflitto in Darfur iniziato nel 2003 quando le tribù africane dei Fur, Zaghalit e Masalit hanno messo in atto una vera e propria rivoluzione contro il governo della capitale Khartoum per rivendicare una maggiore partecipazione all'amministrazione politica del paese e una più equa distribuzione della ricchezza per impiegarla nella regione povera e sottosviluppata e afflitta dall'avanzamento del deserto. Il governo ha risposto con bombardamenti aerei e con l'attacco dei miliziani janjeweed. Dal 2003 si contano per questo conflitto più di 300mila morti e 2,5 milioni di profughi.
Il Movimento per la liberazione del Sudan denuncia il governo di sterminio di massa, deportazione forzata, pulizia etnica contro il Darfur e chiedono il riconoscimento della multireligiosità, multietnicità e multiculturalità in Sudan, e garanzie per le libertà pubbliche e individuali, di culto e di espressione contro l'odio, il razzismo e la discriminazione. I ribelli di Nur annunciano il loro "pieno sostegno e appoggio al passo compiuto dal Jem nel suo confronto militare con il regime", come dichiarato in un comunicato stampa inviato ad Apcom precisando di aver messo "tutte le forze in stato di massima allerta per garantire loro ogni appoggio". "Portare la battaglia a Khartoum è una necessità assoluta per abbattere il regime militare e porre fine alle sofferenze degli emarginati, in particolare quelli del Darfur", prosegue la nota, "necessità di sviluppare nuove modalità di resistenza contro il regime, compiendo azioni che lo costringano a riconoscere i loro diritti". Il comunicato si conclude con un appello al popolo sudanese, perchè sostenga il Jem, e ai propri militanti perchè "offra le informazioni d'intelligence".
SERENA FERRETTI
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