Il Mossad dietro ai ribelli darfurini. E agli indipendentisti sudsudanesi
(25 marzo 2009)
Il mandato di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità in Darfur emanato il 4 marzo dalla Corte penale internazionale dell'Aja nei confronti del presidente sudanese Omar Hasan Ahmad al-Bashir ha riportato l'attenzione mediatica mondiale sul Paese africano, ricchissimo di petrolio ma ostile all'Occidente. Un'attenzione che però sembra non riguardare i legami tra i ribelli sudanesi del Darfur (anch'essi accusati di crimini di guerra dalla Cpi) e Israele. Abdel Wahid al-Nur e il Mossad. Poche settimane prima del clamoroso annuncio della Cpi, Abdel Wahid al-Nur, leader del Movimento di Liberazione del Sudan (Slm) - uno dei due principali gruppi ribelli darfurini - era in Israele per partecipare all'annuale Conferenza di Herzliya sulla sicurezza d'Israele e per incontrare due alti ufficiali del Mossad, i servizi segreti dello Stato ebraico. Oggetto della riunione riservata, secondo il Jerusalem Post, sarebbe stato il contributo dell'Slm alla lotta al contrabbando di armi verso la Striscia di Gaza che, a detta del Mossad, passerebbe proprio dal Sudan. Secondo quotidiano Haaretz, invece, le autorità israeliane si sono rifiutate di rivelare il contenuto della discussione. Ufficio Slm a Tel Aviv da un anno. Abdel Wahid al-Nur, che dal 2007 vive in esilio a Parigi, era già venuto in Israele esattamente un anno fa, nel marzo 2008, per inaugurare un ufficio di rappresentanza del suo movimento ribelle a Tel Aviv per aiutare le centinaia di rifugiati politici che hanno trovato protezione in Israele. "Dobbiamo forgiare nuove alleanze, non più basate sulla razza o la religione, bensì sui valori condivisi di libertà e democrazia", dichiarò in quell'occasione Al-Nour. "Il Sudan che sognamo consentirà l'apertura di un'ambasciata d'Israele a Khartoum". Armi israeliane al Jem via Francia-Ciad? Negli stessi giorni di febbraio in cui il leader dell'Slm era a colloquio con il Mossad, l'altro gruppo ribelle del Darfur, il Movimento per la Giustizia e l'Eguaglianza (Jem), veniva accusato dal governo sudanese di aver ricevuto ingenti quantitivi di armi da Israele attraverso il governo di Parigi e il contingente militare francese schierato in Ciad (Eufor). Secondo Khartoum, solo grazie alle armi israeliane i ribelli del Jem sono stati in grado di conquistare a gennaio la città di Muhageriya. L'altro fronte caldo: il Sud Sudan. Ma la guerra in Darfur, che dal 2003 ha provocato quasi mezzo milione di morti, non è l'unico problema interno del Sudan. Sotto la cenere cova anche il conflitto in Sud Sudan, finito nel 2005 dopo ventidue anni e quasi due milioni di morti, ma che rischia di riesplodere in occasione del referendum indipendentista del 2011. In vista di questa eventualità, gli ex ribelli cristiani dell'Esercito di Liberazione Popolare del Sudan (Spla) che oggi governano la regione di Juba ma non i suoi giacimenti petroliferi (l'85 percento di quelli sudanesi), si stanno riarmando. Armi della 'Faina' agli indipendentisti. A loro, secondo la Bbc, era destinato il carico d'armi (33 carri armati, 150 lanciarazzi e 6 sistemi missilistici antiaerei) che il 12 febbraio la nave cargo ‘MV Faina' ha scaricato al porto di Mombasa, in Kenya, dopo essere stata sotto sequestro da parte dei pirati somali per quattro mesi. Il carico era stato riscattato con il pagamento di 3,2 milioni di dollari da parte del proprietario della nave: l'imprenditore ucraino-israeliano Vadim Alperin, sospettato di essere un ex agente del Mossad. Attraverso questo stesso canale, il Governo del Sud Sudan (Goss) avrebbe ricevuto altri rifornimenti bellici negli ultimi mesi. Il che non costituisce una novità rispetto al passato: durante la guerra civile lo Spla, oltre ad essere assistito dalle forze speciali Usa, veniva rifornito di armi da Israele, via Etiopia e Uganda. La corsa all'oro nero del Sudan. Non è un mistero che l'Occidente punti a un cambio di regime a Khartoum per avere un governo sudanese ‘amico' che riveda i contratti petroliferi con la Cina firmati dal presidente Omar Hasan Ahmad al-Bashir. Le leve che Stati Uniti, Europa e Israele stanno usando per rovesciare il suo regime sono il Darfur e il Sud Sudan, le regioni dove si concentrano i principali giacimenti petrolferi. Martedì 24 Marzo 2009
Enrico Piovesana
Intrigo internazionale in Sudan, raid contro i rifornimenti ad Hamas
Le autorità di Khartoum avevano accusato gli americani, WASHINGTON – Intrigo internazionale in Sudan. Durante la crisi di Gaza, misteriosi caccia hanno individuato e distrutto sul territorio sudanese un convoglio di armi destinato ai palestinesi di Hamas. Le autorità di Khartoum, nel rivelare l’episodio hanno fornito due diverse versioni. Inizialmente hanno parlato di 39 vittime, quindi hanno portato il bilancio ad 800 morti (200 sudanesi, il resto somali, etiopi, eritrei). Il ministro delle Infrastrutture Mubarak Saleem ha sostenuto che gli attacchi sarebbero stati due: uno all’inizio di febbraio, il secondo il 10. I camion – secondo la sua versione - trasportavano clandestini e non armi. Quanto alle responsabilità del bombardamento le autorità sudanesi dopo aver accusato gli americani hanno negato di avere informazioni precise mentre la rete tv Cbs – subito ripresa dai media di Gerusalemme - ha sostenuto che i jet erano israeliani. L’azione sarebbe rientrata nel piano d’azione ideato da Gerusalemme e Washington per contrastare il riarmo degli estremisti palestinese. Per questo gli esperti israeliani presentano l’incursione come un chiaro segnale di monito a Teheran.LA ROTTA – Da oltre due anni, Hamas, con la complicità di Sudan e Iran, ha creato una “pipeline” che ha permesso di trasferire a Gaza razzi, esplosivi, munizioni. E’ la cosiddetta rotta africana. Il materiale arriva dall’Iran, raggiunge Eritrea o Somalia, quindi prosegue verso l’Egitto attraverso parte del Sudan. Quindi con l’aiuto di alcuni clan beduini del Sinai finisce nella Striscia di Gaza grazie al reticolo dei tunnel. In alternativa al Sudan, i contrabbandieri usano come sponda lo Yemen. IL RAID – In base alle indiscrezioni della Cbs l’attacco sarebbe avvenuto in un’area desertica vicino a Mount Al Sha’anoon, a nord ovest di Port Sudan, dove i caccia hanno incenerito 17 camion e i trafficanti di scorta. Forse a bordo dei mezzi vi erano dei missili Al Fajir in grado di colpire Tel Aviv. I sudanesi, inizialmente, hanno ipotizzato che l’incursione potrebbe essere stata lanciata da una base presso Gibuti che ospita anche velivoli statunitensi. Ma le rivelazioni della Cbs che tirano in ballo Israele fanno saltare questo scenario. E sarebbe interessante capire come i jet con la stella di David abbiano bucato le difese aeree degli stati della regione. Altre domande. E’ stato l’unico blitz o ve ne sono stati altri? Sono state colpite anche delle navi? Di certo un mercantile con un carico bellico è stata bloccato a Cipro. E davvero erano armi o, come affermano i sudanesi, si trattava di clandestini? Gli analisti ritengono che per effettuare l’operazione a 1400 chilometri di distanza dal territorio israeliano gli israeliani debbano aver impiegato un buon numero di velivoli. Aerei per la guerra elettronica, rifornitori e di scorta. L’INTESA – L’attacco, chiunque sia il protagonista, ha poi risvolti internazionali non irrilevanti in quanto avvenuto in un paese terzo e al centro di un contenzioso diplomatico per il Darfur. Ma soprattutto l’incursione sembra essere il risultato del memorandum di intesa Israele-Usa per impedire le forniture di armi ad Hamas. Un accordo che Gerusalemme aveva posto come pre-condizione per accettare il cessate il fuoco a Gaza. La questione sarà prossimamente al centro di una conferenza internazionale in Canada alla quale parteciperanno rappresentanti di Gran Bretagna, Spagna, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Danimarca, Usa e Israele.
Guido Olimpio26 marzo 2009(ultima modifica: 27 marzo
Le autorità di Khartoum avevano accusato gli americani, WASHINGTON – Intrigo internazionale in Sudan. Durante la crisi di Gaza, misteriosi caccia hanno individuato e distrutto sul territorio sudanese un convoglio di armi destinato ai palestinesi di Hamas. Le autorità di Khartoum, nel rivelare l’episodio hanno fornito due diverse versioni. Inizialmente hanno parlato di 39 vittime, quindi hanno portato il bilancio ad 800 morti (200 sudanesi, il resto somali, etiopi, eritrei). Il ministro delle Infrastrutture Mubarak Saleem ha sostenuto che gli attacchi sarebbero stati due: uno all’inizio di febbraio, il secondo il 10. I camion – secondo la sua versione - trasportavano clandestini e non armi. Quanto alle responsabilità del bombardamento le autorità sudanesi dopo aver accusato gli americani hanno negato di avere informazioni precise mentre la rete tv Cbs – subito ripresa dai media di Gerusalemme - ha sostenuto che i jet erano israeliani. L’azione sarebbe rientrata nel piano d’azione ideato da Gerusalemme e Washington per contrastare il riarmo degli estremisti palestinese. Per questo gli esperti israeliani presentano l’incursione come un chiaro segnale di monito a Teheran.LA ROTTA – Da oltre due anni, Hamas, con la complicità di Sudan e Iran, ha creato una “pipeline” che ha permesso di trasferire a Gaza razzi, esplosivi, munizioni. E’ la cosiddetta rotta africana. Il materiale arriva dall’Iran, raggiunge Eritrea o Somalia, quindi prosegue verso l’Egitto attraverso parte del Sudan. Quindi con l’aiuto di alcuni clan beduini del Sinai finisce nella Striscia di Gaza grazie al reticolo dei tunnel. In alternativa al Sudan, i contrabbandieri usano come sponda lo Yemen. IL RAID – In base alle indiscrezioni della Cbs l’attacco sarebbe avvenuto in un’area desertica vicino a Mount Al Sha’anoon, a nord ovest di Port Sudan, dove i caccia hanno incenerito 17 camion e i trafficanti di scorta. Forse a bordo dei mezzi vi erano dei missili Al Fajir in grado di colpire Tel Aviv. I sudanesi, inizialmente, hanno ipotizzato che l’incursione potrebbe essere stata lanciata da una base presso Gibuti che ospita anche velivoli statunitensi. Ma le rivelazioni della Cbs che tirano in ballo Israele fanno saltare questo scenario. E sarebbe interessante capire come i jet con la stella di David abbiano bucato le difese aeree degli stati della regione. Altre domande. E’ stato l’unico blitz o ve ne sono stati altri? Sono state colpite anche delle navi? Di certo un mercantile con un carico bellico è stata bloccato a Cipro. E davvero erano armi o, come affermano i sudanesi, si trattava di clandestini? Gli analisti ritengono che per effettuare l’operazione a 1400 chilometri di distanza dal territorio israeliano gli israeliani debbano aver impiegato un buon numero di velivoli. Aerei per la guerra elettronica, rifornitori e di scorta. L’INTESA – L’attacco, chiunque sia il protagonista, ha poi risvolti internazionali non irrilevanti in quanto avvenuto in un paese terzo e al centro di un contenzioso diplomatico per il Darfur. Ma soprattutto l’incursione sembra essere il risultato del memorandum di intesa Israele-Usa per impedire le forniture di armi ad Hamas. Un accordo che Gerusalemme aveva posto come pre-condizione per accettare il cessate il fuoco a Gaza. La questione sarà prossimamente al centro di una conferenza internazionale in Canada alla quale parteciperanno rappresentanti di Gran Bretagna, Spagna, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Danimarca, Usa e Israele.
Guido Olimpio26 marzo 2009(ultima modifica: 27 marzo
Penso che Stati Uniti e dietro lo stato ibraico ma non senti la voce della verita alora quindi scopia il terrorizmo vero, non tutto quello che fano lo stato Isrealiano e giusto e demogratico e quindi bisogna negoziare Iran ha ragione e anche la Sirya...............................................azim