lunedì 25 febbraio 2008

Cina e il Sudan


Sudan, i cinesi negano di essere principali armatori






Il governo cinese ha tenuto una conferenza stampa per difendere la propria politica militare di armamento del Sudan, nonostante da più parti le arrivino critiche per il suo immobilismo nel non voler risolvere la crisi del Darfur.

La minoranza etnica del Darfur, che vive al confine occidentale sudanese con il Chad, patisce da 20 anni gli assalti delle milizie arabe Janjawid: un conflitto che negli ultimi 5 anni ha prodotto due milioni di rifugiati in terni, e circa 250mila morti. L'inviato speciale Cinese per il genocidio del Darfur ha spiegato oggi a Pechino alla stampa che non “esiste nessun problema nel rapporto tra noi e il Sudan, che possa avere implicazioni sul cas-Darfur – ha detto Liu Gujin – e non possiamo essere ribattezzati il primo alleato di Khartum, visto che forniamo loro solo l'8 percento delle armi”. La tesi del signor Liu – e presumibilmente del ministero degli esteri di Pechino – è che da soli Usa, Russia e Gran Bretagna forniscano i tre-quarti del fabbisogno bellico sudanese ogni anno. Questo facendo un raffronto con la media degli import di armi nella gran parte degli altri stati africani. Un metodo che potrebbe avere dei punti fagliati.

"Se anche interrompessimo domani la nostra vendita di armi al Sudan – ha spiegato Liu agli inviati esteri presenti – qualcun altro prenderebbe il nostro posto; considerate che ci sono almeno altri sette paesi che vendono armi a Khartum. E non dimenticate che i sudanesi posseggono la terza più grande industria bellica del continente, dopo Egitto e Sud africa". Secondo la stampa internazionale Pechino dovrebbe usare il proprio peso diplomatico e commerciale con Khartum per indurre il governo sudanese a un controllo maggiore delle milizie pro-arabe resesi colpevoli di stupri e massacri di intere comunità negli ultimi anni del conflitto. La Cina è il maggior partner commerciale sudanese, oltre ad essere la concessionaria quasi esclusiva di nove zone di interesse petrolifero che avranno grandi prospettive nei prossimi decenni; compagnie statali cinesi stanno ricostruendo ex novo la rete stradale ferroviaria e urbanistica del centro del paese. Intanto una forza internazionale di pacificatori (Unamid) su mandato Onu e guida dell'Unione africana, che dovrebbe essere sul campo per impedire altre violenze da gennaio, non ha ancora visto arrivare che duemila dei 26mila soldati previsti, per mancanza di fondi che dovrebbero arrivare dai maggiori donors all'interno del sistema Onu.

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