Sudan: cresce la tensione nei Monti Nuba. Intervengano subito i mediatori
Scritto da Elisa Arduini
domenica 31 agosto 2008
La lunga ombra della guerra tra Nord e Sud Sudan si staglia di nuovo minacciosa e ancora una volta sono i Monti Nuba, nella regione del Kordofan, a essere al centro degli scontri per ora solo verbali tra Juba e Khartoum, ma la situazione rischia veramente di precipitare da un momento all'altro con nefaste conseguenze per tutta la regione.
La regione del Sud Kordofan è ricchissima di petrolio e nonostante diversi trattati, tra i quali il Comprehensive Peace Agreement (CPA) firmato a Nairobi nel 2005, viene contesa tra Nord e Sud Sudan. Secondo quanto stabilito nel primo CPA il Kordofan sarebbe dovuto andare al Nord. Questo nonostante il fatto che durante la ventennale guerra che ha insanguinato il Sudan quasi tutta la regione, abitata per buona parte da popolazioni di etnia africana Nuba con una piccola percentuale di pastori nomadi di etnia araba, si fosse schierata al fianco dei ribelli.
Il problema è che proprio il CPA sulla questione dei Monti Nuba è piuttosto impreciso. Un successivo trattato definito “accordo di Abyei” ha cercato di porre rimedio a questo grave deficit che rischia di riaprire le ostilità tra Nord e Sud, senza però riuscire a mettere la parola fine alla cosiddetta “questione di Abyei”. Il nocciolo della questione non sta tanto nella etnia africana degli abitanti del Kordofan che farebbe pensare a una annessione del territorio da parte del Sud, quanto piuttosto nello sfruttamento delle immense risorse che giacciono nel sottosuolo dei Monti Nuba. Khartoum rivendica l'esclusività su dette risorse, mentre Juba sostiene che almeno il Sud Kordofan, secondo il CPA rientrerebbe nel territorio del Sud con annessi e connessi (leggi petrolio).
Negli ultimi giorni e dopo un breve relativo periodo di calma le tensioni si sono riaccese. La minoranza araba, armata e finanziata da Khartoum, sta cercando con la violenza di espellere la maggioranza Nuba verso il sud, situazione questa che sembra la fotocopia di quanto sta avvenendo in Darfur. Di contro i Nuba, armati da Juba, rispondono alla violenza con la violenza, provocando così uno stillicidio di piccoli scontri armati che rischiano di far degenerare la situazione. Infatti Khartoum ha deciso di inviare i propri militari per difendere gli arabi che, a suo dire, vengono fatti segno di “pulizia etnica” da parte dei Nuba. Altrettanto, ma per motivazioni esattamente opposte, ha fatto Juba inviando i propri militari a difesa dei Nuba.
Il rischio concreto è che i due eserciti vengano a contatto come è successo poco tempo fa quando intorno alla città di Abyei ci fu una vera e propria battaglia che durò un paio di giorni, battaglia che fece pensare seriamente a una ripresa delle ostilità tra nord e sud e che provocò le momentanee dimissioni da vice presidente del Sudan di Salva Kiir e di tutti i deputati del sud dal Parlamento di Khartoum. Allora si riuscì a trovare un “momentaneo compromesso” che fece rientrare nei ranghi sia i due eserciti che i politici sud-sudanesi. Tuttavia quel momentaneo compromesso non chiarì lo status del Kordofan che al momento rimane sospeso tra nord e sud.
Ora la situazione sta di nuovo degenerando e il rischio di un nuovo Darfur è molto concreto. Solo che questa volta a contrapporsi ai militari di Khartoum e ai pastori nomadi arabi, cugini dei janjaweed, non ci sarebbero gruppi disorganizzati di ribelli, ma un vero e proprio esercito addestrato e ben armato. Sarebbe guerra totale come lo fu per oltre venti anni prima del 2005.
Proprio pochi giorni fa Andrea Pompei scriveva di come il Sud Sudan sia uscito dalla fase critica dell'emergenza post-bellica , per questo è necessario risolvere immediatamente e pacificamente la questione del Kordofan, mettendo il nord e il sud allo stesso tavolo e cercando di trovare un compromesso che accontenti tutte due le parti in causa. L'alternativa e la guerra con relativo annullamento di tutti i risultati conseguiti fino ad oggi nel Sud Sudan.
Per troppo tempo si è trascurato quello che stava avvenendo in Kordofan, con l'opinione pubblica mondiale concentrata solo sul Darfur e sulle accuse del Tribunale Penale Internazionale al presidente sudanese el-Bashir. Ora occorre una mediazione seria che metta a posto in modo definitivo la questione dei Monti Nuba e che eviti una nuova sanguinosa e devastante guerra in Sudan.
Scritto da Elisa Arduini
domenica 31 agosto 2008
La lunga ombra della guerra tra Nord e Sud Sudan si staglia di nuovo minacciosa e ancora una volta sono i Monti Nuba, nella regione del Kordofan, a essere al centro degli scontri per ora solo verbali tra Juba e Khartoum, ma la situazione rischia veramente di precipitare da un momento all'altro con nefaste conseguenze per tutta la regione.
La regione del Sud Kordofan è ricchissima di petrolio e nonostante diversi trattati, tra i quali il Comprehensive Peace Agreement (CPA) firmato a Nairobi nel 2005, viene contesa tra Nord e Sud Sudan. Secondo quanto stabilito nel primo CPA il Kordofan sarebbe dovuto andare al Nord. Questo nonostante il fatto che durante la ventennale guerra che ha insanguinato il Sudan quasi tutta la regione, abitata per buona parte da popolazioni di etnia africana Nuba con una piccola percentuale di pastori nomadi di etnia araba, si fosse schierata al fianco dei ribelli.
Il problema è che proprio il CPA sulla questione dei Monti Nuba è piuttosto impreciso. Un successivo trattato definito “accordo di Abyei” ha cercato di porre rimedio a questo grave deficit che rischia di riaprire le ostilità tra Nord e Sud, senza però riuscire a mettere la parola fine alla cosiddetta “questione di Abyei”. Il nocciolo della questione non sta tanto nella etnia africana degli abitanti del Kordofan che farebbe pensare a una annessione del territorio da parte del Sud, quanto piuttosto nello sfruttamento delle immense risorse che giacciono nel sottosuolo dei Monti Nuba. Khartoum rivendica l'esclusività su dette risorse, mentre Juba sostiene che almeno il Sud Kordofan, secondo il CPA rientrerebbe nel territorio del Sud con annessi e connessi (leggi petrolio).
Negli ultimi giorni e dopo un breve relativo periodo di calma le tensioni si sono riaccese. La minoranza araba, armata e finanziata da Khartoum, sta cercando con la violenza di espellere la maggioranza Nuba verso il sud, situazione questa che sembra la fotocopia di quanto sta avvenendo in Darfur. Di contro i Nuba, armati da Juba, rispondono alla violenza con la violenza, provocando così uno stillicidio di piccoli scontri armati che rischiano di far degenerare la situazione. Infatti Khartoum ha deciso di inviare i propri militari per difendere gli arabi che, a suo dire, vengono fatti segno di “pulizia etnica” da parte dei Nuba. Altrettanto, ma per motivazioni esattamente opposte, ha fatto Juba inviando i propri militari a difesa dei Nuba.
Il rischio concreto è che i due eserciti vengano a contatto come è successo poco tempo fa quando intorno alla città di Abyei ci fu una vera e propria battaglia che durò un paio di giorni, battaglia che fece pensare seriamente a una ripresa delle ostilità tra nord e sud e che provocò le momentanee dimissioni da vice presidente del Sudan di Salva Kiir e di tutti i deputati del sud dal Parlamento di Khartoum. Allora si riuscì a trovare un “momentaneo compromesso” che fece rientrare nei ranghi sia i due eserciti che i politici sud-sudanesi. Tuttavia quel momentaneo compromesso non chiarì lo status del Kordofan che al momento rimane sospeso tra nord e sud.
Ora la situazione sta di nuovo degenerando e il rischio di un nuovo Darfur è molto concreto. Solo che questa volta a contrapporsi ai militari di Khartoum e ai pastori nomadi arabi, cugini dei janjaweed, non ci sarebbero gruppi disorganizzati di ribelli, ma un vero e proprio esercito addestrato e ben armato. Sarebbe guerra totale come lo fu per oltre venti anni prima del 2005.
Proprio pochi giorni fa Andrea Pompei scriveva di come il Sud Sudan sia uscito dalla fase critica dell'emergenza post-bellica , per questo è necessario risolvere immediatamente e pacificamente la questione del Kordofan, mettendo il nord e il sud allo stesso tavolo e cercando di trovare un compromesso che accontenti tutte due le parti in causa. L'alternativa e la guerra con relativo annullamento di tutti i risultati conseguiti fino ad oggi nel Sud Sudan.
Per troppo tempo si è trascurato quello che stava avvenendo in Kordofan, con l'opinione pubblica mondiale concentrata solo sul Darfur e sulle accuse del Tribunale Penale Internazionale al presidente sudanese el-Bashir. Ora occorre una mediazione seria che metta a posto in modo definitivo la questione dei Monti Nuba e che eviti una nuova sanguinosa e devastante guerra in Sudan.
الحركة الشعبية تعلق مشاركتها في حكومات ولايات دارفور
أعلنت الحركة الشعبية لتحرير السودان تعليق أنشطتها في الحكومة السودانية بولايات دارفور الثلاث احتجاجا على ما أسمته تردي الأوضاع في الأقليم. واشارت الحركة إلى أن قرارها يرجع أيضا إلى اقتحام الشرطة السودانية لمعسكر كالما للاجئين في الأقليم الأسبوع الماضي.
وكان للحركة ثلاثة وزراء في حكومات ولايات دارفور إضافة إلى 15 نائبا برلمانيا قرروا جميعا وقف مشاركتهم في أنشطة الحكومة ومجالس الولايات.
وجاء في بيان صدر عن الحركة أن قرار اقتحام معسكر كالما اتخذ دون علم هؤلاء الوزراء رغم أنهم أعضاء في حكومات الولايات.
ودعت الحركة إلى وضع ما أسمته بخريطة طريق واضحة لحل ازمة دارفور تظهر مدى جدية حزب المؤتمر الوطني الحاكم تجاه حل الأزمة.
وفي سياق متصل أعربت قوات حفظ السلام المشتركة بين الاتحاد الأفريقي والأمم المتحدة عن قلقها الشديد تجاه عملية اقتحام المسعكر التي أسفرت في 25 أغسطس/ آب الماضي عن مقتل عشرات اللاجئين.
وقد أجرى رودلف أدادا ممثل قوات حفظ السلام محادثات في الخرطوم الاثنين مع مطرف صديق وكيل وزارة الخارجية السودانية حيث نقل له قلقه العميق تجاه الحادث بحسب ما ذكر بيان القوات الدولية.
وذكر البيان أيضا أن المسؤول السوداني أعرب عن أسف الحكومة السودانية لهذا الحادث مؤكدا أنها تجري تحقيقا فيه. سلفا كير
من جهة أخرى أعلنت حركة العدل والمساواة المتمردة في دارفور انها ستؤيد زعيم الحركة الشعبية سلفا كير النائب الأول للرئيس السوداني في انتخابات الرئاسة التي ستجرى العام القادم.
يشار إلى أن حركة العدل والمساواة رفضت التوقيع على اتفاق أبوجا للسلام عام 2006 بين الحكومة السودانية وفصيل ميني أركو ميناوي بجيش تحرير السودان.
وتقول الحركة إن مطالبة المدعي العام للمحكمة الجنائية الدولية قضاة المحكمة بإصدار مذكرة توقيف بحق البشير يمنعه من خوض انتخابات الرئاسة.
وقال متحدث باسم الحركة في تصريحات بالعاصمة الأوغندية كمبالا إنها تحب أن ترى سلفا كير رئيسا ، واعتبر المتحدث أن اتهامات المدعي العام للمحكمة الجنائية جاءت في وقتها وقضت سياسيا على حزب المؤتمر.
وكان البشير قد تعهد بإجراء انتخابات "حرة ونزيهة" في البلاد تشمل إقليم دارفور.
'يلتئم خلال يومين لقاء يجمع بين خليل ابراهيم رئيس حركة العدل والمساواة ومني اركوي مناوي كبير مساعدي الرئيس السوداني، وكشف مصدر بمكتب خليل ابراهيم بالعاصمة التشادية انجمينا للمركز السوداني للخدمات الصحفية أمس ان اللقاء الذي يجري الترتيب له سيتم عقده باحدى المناطق التي تقع داخل تشاد. واشار المصدر الى ان مناوي قد دفع بعدة التزامات لرئيس حركة العدل والمساواة أكدت امكانية تقديم افكار من شأنها اعادة الثقة بين الاطراف والاسهام في توحيد جهود الحركتين لمواجهة أي تحركات محتملة.
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